I treppiedi sono uno strumento fondamentale nella fotografia di paesaggio e non solo, nello specifico della fotografia outdoor e di viaggio è indispensabili avere un ottimo rapporto tra la stabilità, resistenza e leggerezza del cavalletto. Per questo motivo i migliori treppiedi da viaggio e per fotografia di paesaggio sono in carbonio. Da qualche mese ho avuto modo di provare il treppiede Fotopro X-go Max in carbonio.

Caratteristiche principali Fotopro x-go Max

 

fotopro cavalletto viaggio carbonioSulla carta l’X-go Max Fotopro si presenta come il perfetto treppiedi da viaggio:

  • solo 1.6 Kg (con testa inclusa!)
  • 47.5 cm da chiuso
  • oltre 1.7 metri a tutta apertura
  • 12 Kg di carico massimo
  • diametro gambe da 28mm
  • 4 sezioni

Con queste caratteristiche è facile comprendere il motivo per cui ho deciso di testarlo rispetto ad altri prodotti e marche più conosciute. Sembra che Fotopro abbia comprese al 100% le caratteristiche necessarie per creare il perfetto treppiedi da viaggio. Ricordo che la maggior parte delle compagnie aeree permettono di portare a nella cabina un bagaglio a mano di altezza non superiore a 55 cm (Alitalia e Ryanair, Easyjet 56cm). Quindi potete trasportare il treppiede anche nel bagaglio a mano, ovviamente consiglio di tenerlo interno allo zaino/valigia e non esternamente.

Qualità costruttiva

Una volta arrivato il treppiede sono stato ben sorpreso dalla confezione curata, la presenza di una borsa/sacca per il trasporto e di alcuni accessori per smontare il treppiede se necessario. Il primo test che svolgo sempre con qualsiasi treppiede con la chiusura delle gambe a manopole è testare proprio questa componente perchè una delle più critiche. Le manopole sono sottoposte a migliaia di cicli di apertura/chiusura, oltre che a frizione per scorrimento e a tutti gli agenti esterni come acqua salata e sabbia. Le manopole dell’X-go Max sono tra le migliori che ho provato, ottimo scorrimento, apertura e chiusura veloce e precisa. Dopo aver usato il cavalletto per oltre 6 mesi non ho avuto nessuno problema, senza smontarlo o pulirlo neanche una volta.

Cavalletto-in-carbonio-leggero

In generale la qualità costruttiva è ottima, con accorgimenti veramente interessanti come la presenza di spike (punteruoli) sotto la gomma rimovibile nella parte finale delle gambe del treppiede. La gomma va rimossa applicando molta forza, per evitare che si possa staccare accidentalmente, come mi è purtroppo successo diverse volte con altri treppiedi. Grazie agli spike la stabilità è garantita anche su superfici spesso critiche come il ghiaccio o terreni molli.

La testa a sfera inclusa è anch’essa di altissima qualità, ottima la fluidità, tenuta ed è anche dotata di sblocco per l’asse orizzontale in modo da poter velocemente effettuare panoramiche (con tutto il sistema in bolla ovviamente). Il carbonio è di altissima qualità, con ben 8 strati per garantire un’ottima rigidità, e gli altri elementi sono in lega di magnesio.

Altre caratteristiche del Fotopro x-go Max

Complessivamente il treppiedi da viaggio di Fotopro si è rivelato ottimo sia sulla carta che nella sostanza, ma ci sono alcune caratteristiche e funzionalità che vale la pena elencare:

  • una delle tre gambe si può svitare e utilizzare come monopiede
  • la colonna centrale si può smontare e girare al contrario per raggiungere tutti gli angoli che vogliamo
  • sono presenti gli spike come già detto sopra
  • il peso di 1.6 Kg è con la testa a sfera inclusa!
  • la borsa per il trasporto e gli accessori per smontare il treppiede sono inclusi
  • la testa è compatibile Arca Swiss

Una serie di caratteristiche di tutto rispetto, per un treppiede molto stabile e versatile.

Conclusione

Tra la moltitudine ti treppiedi in carbonio che ho avuto modo di utilizzare negli ultimi anni trovo che il Fotopro x-go Max sia il miglior treppiedi da viaggio. Il rapporto tra funzionalità, qualità, compattezza, stabilità e versatilità è veramente perfetto secondo il mio avviso. L’X-go Max fa parte della Serie X di Fotopro che comprende altre dimensioni e anche una serie in alluminio, potete trovare maggiori informazioni direttamente sul sito Fotopro. Su Amazon potete trovarlo al prezzo di 219.90€, testa inclusa, considerato anche il prezzo non posso che assegnare 5 stelle su 5 e consigliarlo come cavalletto da viaggio in carbonio.

Per molti fotografi utilizzare un filtro ND variabile è un peccato mortale. Il motivo è una riduzione di qualità molto accentuata, introduzione di dominanti ed effetti ottici che disturbano la foto in modo irreparabile. Invece per i videografi a volte è indispensabile. Vediamo brevemente come funziona e cos’è un filtro ND variabile, e perchè il NiSi è il migliore che ho trovato sul mercato.

ND variabile, spiegazione veloce

L’ND Variabile (o ND-Vario) è formato , nella concretezza del prodotto, da due filtri polarizzatore che ruotano in senso opposto uno sopra all’altro. In questo modo, ruotando uno dei due polarizzatori, possiamo ottenere l’assorbimento di luce desiderato. In questa recensioni vi mostrerò alcuni video di test effettuati con il NiSi ND-VARIO Pro Nano 1.5-5 Stops Enhanced ND Variabile. Il test è concentrato sui video in quanto questa applicazione è la più utilizzata e non esistono altre soluzioni per controllare la luce nei video mantenendo la profondità di campa e il tempo di scatto che vogliamo.

NiSi ND-VARIO, caratteristiche

L’attenzione alla qualità e dettagli di questo ND Vario NiSi e al pari degli altri ottimi prodotti del brand. La qualità ottica è garantita dal vetro ottico utilizzato, troviamo anche il segno distintivo dei rivestimenti NiSi, il Nano Coating. Il range di assorbimento della luce (stop) è tra un minimo di 1.5 stop e un massimo d 5. I valori di assorbimento scelti da NiSi non sono casuali, infatti aumentando il numero di stop assorbiti sarebbe subentrato il cosìdetto “effetto X” o “effetto a croce”. Questo effetto rovina irrimediabilmente la foto o il video in quanto si crea un alone a croce sull’immagine. Sul filtro variabile NiSi non succede nulla di questo.

NiSi ND variable

L’attenzione ai dettagli è data anche dalla presenza di una piccola impugnatura che permette di ruotare il filtro senza introdurre movimenti indesiderati. Inoltre, grazie alla rotazione molto precisa e fluida, possiamo ruotare con tranquillità il filtro anche durante le riprese.

Esempio video, test NiSi ND-VARIO

Test 1 – profondità di campo

Ho testato l’ND variabile NiSi per un tipico utilizzo per video. Per questo primo test ho voluto tenere fissa la messa a fuoco, inoltre dovevo riprendere con una velocità di scatto di 1/60s. Aggiustare l’esposizione in questo difficile controluce non è facile, ma grazie all’ND variabile NiSi è stato possibile ottenere la luminosità desiderata. Nonostante la variazione di assorbimento in tempo reale e il controluce netto, non si nota nessuna aberrazione o introduzione di luci parassite aggiuntive al flare dell’obiettivo.

Test 2 – Composizione e attenzione

Con “attenzione” intendo la capacità di spostare l’attenzione da una parte all’altra dell’inquadratura senza fisicamente spostare la fotocamera o modificare la composizione. L’utilizzo del filtro ND variabile in questo caso permette di ridurre la quantità di luce che colpisce il sensore e quindi esporre correttamente la zona di luce sullo sfondo. In questo modo l’attenzione si sposta dal primo al secondo piano.

Ecco un concetto simile tra la macchina in primo piano e l’arco sullo sfondo.

Per mostrare fino a dove possiamo spingerci con l’escursione da 1.5 a 5 stop di questo filtro ho creato un video appositamente in pieno controluce. Come potete vedere è possibile passare da un’esposizione con ombre leggibili fino e cielo completamente bianco, a una situazione di ombre chiuse e cielo correttamente esposto.

Conclusione

In ogni caso i risultati sono stati eccellenti, inoltre il Nano Coating si è dimostrato un eccellente alleato nella rimozione di pioggia o grasso (come quello delle impronte digitali) senza sforzo. I riflessi interni, luci parassite o flare sono praticamente assenti e non accentuati se presenti. Le considerazione per i video sono ovviamente valide anche per la fotografia. In applicazioni prettamente fotografiche è ovviamente più indicato l’utilizzo di filtri a lastra (ND e GND) insieme al filtro polarizzatore con l’apposito porta filtri. Ma l’ND variabile ha sicuramente una flessibilità impareggiabile quando dobbiamo scegliere l’esposizione perfetta. Non posso che dare 5 stelle a questo prodotto e vi invito a visionare l’ND Variabile direttamente sul sito del produttore.

La fotografia digitale è spesso “prigioniera” del computer e del web: molte, troppe, fotografie rimangono come intrappolate nel digitale e non escono mai dai confini dei nostri computer, tablet e smartphone. Ovviamente questo non implica una mia avversione alla rivoluzione digitale, che reputo epocale, ma voglio invitare a stampare di più e godere dei propri scatti in versione analogica: stampati e pronti ad essere sfogliati. Ci sono diversi supporti su cui poter stampare i propri scatti, uno di questi è il libro fotografico che permette di raggruppare le foto in un bel contenitore, magari con un certo tema di fondo e si presta molto bene sia ad essere riempito con sole foto che con fotografie e testo. Dopo aver raggruppato una serie di scatti a tema “fari” ho deciso che era arrivato il momento di raccogliere i lavori prodotti fino ad ora in un libro fotografico, la scelta del servizio a cui affidare i miei scatti è ricaduta su Saal Digital, un servizio di stampa di cui avevo sentito parlare molto bene ed ho deciso di testare personalmente.

Software per l’impaginazione

Il primo passo è scaricare il software di creazione fotolibri di Saal Digital (circa 7.8 MB su Mac) e iniziare a configurare il proprio libro. Il software permette di scegliere tra template predefiniti  o lasciare spazio alla fantasia, il mio obiettivo era ricercare una semplicità estrema che desse spazio alle foto, quindi ho optato per un classico sfondo bianco e foto molto grandi con una cornice proporzionata. Il software si rivela semplice da usare per chi ha un minimo di dimestichezza con l’utilizzo di software grafici, la curva di apprendimento è molto veloce e si raggiunge facilmente un risultato soddisfacente. Per impaginare un fotolibro di 26 pagine ho impiegato solo qualche giorno (cinque), dedicando solo un po’ di tempo la sera, per un totale di circa 6 ore, e questo tempo comprende anche la scelta degli scatti, il resize, correzioni e sharpening su Photoshop.

Formati e caratteristiche del fotolibro Saal

Il fotolibro che ho scelto è con copertina standard, con codice a barre (molto piccolo e discreto, ma si può anche eliminare pagando una piccola cifra), con finitura lucida e in formato A3 orizzontale con un totale di 26 pagine. Le opzioni disponibili sono molte, compresa la copertina imbottita, la confezione regalo, moltissime finiture e anche una versione con fogli spessi. Tutte le opzioni utilizzano una rilegatura a 180° panoramica che permette di stampare foto su entrambe le pagine senza perdere parte della foto per via della rilegatura centrale.

Fotolibro Saal rilegatura

Foto da Saal Digital

I fotolibri sono disponibili in formato verticale e quadrato in 3 dimensioni e 4 in orizzontale. Potete trovare tutte le informazioni su dimensioni, formati e caratteristiche per personalizzare i libri fotografici Saal direttamente sul loro sito a questa pagina.

Preparare il file per la stampa e soft proofing con profilo ICC

L’azienda mette a disposizione tutti i profili colore (ICC) necessari per fare soft proofing di stampa e quindi verificare la corretta riproduzione delle foto in fase di stampa. Sul Mac, sistema che utilizzo, è necessario raggiungere la cartella profiles a questo indirizzo: Library -> ColorSync. Dopo aver copiato il file .icc scaricato dal link sopra nella cartella profiles potrete utilizzare il proofing con il profilo custom su Photoshop.

recensione fotolibro saal digital

Per effettuare il proofing degli scatti è sufficiente cliccare su custom sotto il menu view -> proof setup e selezionare il profilo ICC scaricato e copiato nella cartella profiles di sistema.

Nel mio workflow, oltre a controllare con il proofing che le foto non abbiano particolari problemi nei colori, aumento leggermente la luminosità della foto (circa 7-10 “punti” sul valore luminosità nella maschera di regolazione luminosità e contrasto di Photoshop) e applico uno sharpening abbondante. Per “abbondante” intendo superiore a quanto di solito utilizzo per il web, i motivi sono molteplici e in parte sono trattati su questo articolo che ho scritto per il blog Saggiamente.

Il libro fotografico Saal Digital – Risultato

Dopo aver creato il template, scelto le foto, preparato i file per il web e inviato l’ordine a Saal non resta che attendere il risultato finale. Ho effettuato l’ordine di domenica pomeriggio, Martedì alle 14:18 il fotolibro era stato già processato, stampato e spedito. L’ho ricevuto Giovedì mattina alle 9:50. Sono sicuramente rimasto soddisfatto dalla gestione dell’ordine, velocità di stampa e rapidità di consegna! Ma alla fine quel che conta è la qualità del prodotto.

libro fotografico saal

Il libro è spedito in un buon imballo ed è arrivato senza problemi, avendo scelto la carta lucida mi aspettavo un libro dai colori molto vivaci anche se ovviamente molto riflettente, i riflessi infatti ci sono e sono molto marcati ma devono essere tenuti in considerazione quando si utilizza una carta lucida per la stampa. I colori, il dettaglio, il contrasto e la resa sono veramente ottimi, superiori alle aspettative. La carta ha un’ottima grammatura e si sfoglia con piacere, si tratta di un fotolibro di alta qualità e sicuramente di livello professionale. L’impaginazione è molto robusta, permette di aprire le pagine facilmente e la finitura, per quanto molto riflettente, è di assoluto pregio.

fotolibro saal

Conclusione

Sicuramente il panorama della stampa fotografica è pieno di molte realtà, Saal Digital entra di diritto tra i professionisti del settore da cui continuerò a servirmi per stampare i miei fotolibri. Il prodotto da me scelto, che ricordo essere un fotolibro A3 orizzontale, di 26 pagine, finitura lucida, è costato 80.90€ comprensivo dei costi di spedizione.

fotolibro saal digital

Alla luce dell’ottimo servizio offerto e della qualità risultante posso affermare che si tratta di un buon rapporto qualità prezzo, è sicuramente una scelta azzeccata per chi vuole valorizzare i propri scatti. Il mio voto totale, quindi, non può che essere 5 stelle su 5.

 

La messa a fuoco in fotografia è un concetto basilare, permette di avere un soggetto nitido staccandolo dallo sfondo, oppure avere un intero paesaggio definito e visibile su tutto il frame, ma allo stesso tempo è un concetto astratto che non esiste. Tutto il concetto di messa a fuoco è basato sull’errore dovuto ai limiti del sensore fotografico.

La definizione di profondità di campo

La profondità di campo è quell’area della foto in cui i soggetti risultano nitidi e ben definiti, senza nessuna apparente sfocatura. Oppure possiamo dire che è quell’area prima e dopo del piano a fuoco dove i soggetti appaiono nitidi, anche se non lo sono. Infatti il piano di fuoco è uno, e uno soltanto, aumentare la profondità di campo incrementa solo l’apparenza di messa a fuoco delle aree adiacenti. È importante sapere che:

Il piano di fuoco è sul sensore non al di fuori, quando muoviamo la ghiera della messa a fuoco stiamo di fatto spostando il piano di fuoco davanti o dietro al sensore.

Messa a fuoco profondità di campo

Dall’immagine qui sopra risulta ben evidente il piano di messa a fuoco (la linea sottile celeste a sinistra), cioè quel piano (parallelo al sensore) dove tutti i punti che ne fanno parte sono a fuoco. Ho parlato di punti e di piano perché non stiamo parlando di entità fisiche che hanno uno spessore apprezzabile, ma di un piano con due dimensioni. Se il piano coincide con il sensore il punto sul sensore sarà il più piccolo possibile, se lo spostiamo avanti o dietro, come nell’esempio in alto, il punto sarà più grande.

Perché si parla di “area a fuoco”?

Dopo aver scoperto al paragrafo precedente che il piano di messa a fuoco di fatto non esiste in tre dimensioni, ma solo in due e si sposta prima e dopo il piano del sensore, ci viene naturale chiederci perché, alla fine, vediamo le foto a fuoco o meno e con profondità di campo diverse. Quello che vediamo dipende dal circolo di confusione del punto di luce sul sensore, non è questa la sede per spiegare il circolo di confusione, ma ci serve sapere che per la messa a fuoco è definito come l’effetto creato da un punto di luce sul piano del sensore.

circolo di confusione messa a fuoco

Come vediamo qui sopra (da wikipedia) questo sarà di dimensioni minori in prossimità del piano di messa a fuoco e maggiore allontanandosi da questo. La messa a fuoco ideale è quando la luce raggiunge la dimensione di un punto, che per definizione non ha dimensione. Nella pratica ci sarà una dimensione, piccola, del punto di luce per cui l’occhio non riesce più a distinguere la dimensione del punto stesso, quindi all’occhio sembrerà a fuoco.

La profondità di campo in fotografia

Nella fotografia, prima dell’occhio, è il sensore che cattura la luce. Se ragioniamo per assurdo, ipotizzando un sensore con solo 6 pixel (3×2) è ovvio che questi saranno sempre a fuoco. Infatti la densità del sensore è così bassa che è impossibile catturare differenze tra cosa è a fuoco e cosa non lo è. Se invece parliamo di sensori più moderni, da 20, 40 o 50mpx è facile comprendere come questi riescono a catturare ben più dettagli di un ipotetico sensore da 6 pixel. Sensori con densità maggiore di pixel hanno un circolo di confusione a cui sono sensibili molto basso, quando ingrandiamo sullo schermo del computer un’immagine da decine di megapixel possiamo osservare con molta precisione aree non a fuoco, che con un sensore meno risoluto sarebbero a fuoco. Ragioniamo sempre per assurdo: immaginate di avere un sensore con risoluzione infinita, possiamo zoomare quanto vogliamo ma non troveremo mai il pixel e quindi neanche il piano di messa a fuoco, il circolo di confusione di questo sensore impossibile è zero, cioè un punto senza dimensione e quindi tutto è fuori fuoco. Da questo si deduce che quando osserviamo una foto a fuoco stiamo, di fatto, osservando una foto fuori fuoco ma con una proiezione della luce sul sensore (circolo di confusione) abbastanza piccola da non essere catturata dal sensore e quindi da risultare puntiforme, cioè a fuoco.

Erano tanti anni che volevo cambiare il mio vecchio cavalletto in alluminio con uno in carbonio, ma un po’ per via del prezzo e un po’ a causa della pigrizia non ho mai fatto il passo. Per alcuni motivi ho sempre preferito un cavalletto in alluminio, per prima cosa il peso di un cavalletto è direttamente proporzionale alla sua stabilità, il prezzo, invece, è molto elevato per quelli più leggeri e si trovano ottimi prodotti anche in alluminio. Devo dire che dopo aver provato il treppiedi Rollei Rock Solid Beta in carbonio mi sono ricreduto.

Contenuto della confezione

Tutto quello che serve è già nella confezione, insieme al cavalletto in carbonio abbiamo anche la borsa per il trasporto, tre piedini sostitutivi (con le punte in metallo), utensili per lo smontaggio del treppiedi e montarlo come un monopiede. Troviamo compreso anche una vite doppia, da un lato 3/8 pollici e dall’altro 1/4. In questo modo è garantita la compatibilità con praticamente ogni testa.

Qualità costruttiva del Rollei Rock Solid Beta

Un treppiede in carbonio, come il Rollei Rock Solid, non è sicuramente economico e quindi ci si aspetta una qualità molto elevata. Già dalla prima occhiata il Rollei risulta solido e ben costruito, il carbonio dei tubi è incrociato in ben 8 strati, nonostante si tratti di un materiale molto leggero e solido questo deve essere incrociato in più strati per garantire flessibilità e robustezza. Grazie a questo tipo di costruzione le vibrazioni sono assorbite molto efficacemente, questo è molto importante per un cavalletto, infatti molto spesso sono le leggere vibrazioni come quelle del vento a creare le insidie maggiori introducendo del micromosso. Gli altri elementi sono in alluminio, resistenti alla corrosione, mentre le gambe si allentano svitando tre anelli. Infatti le gambe del cavalletto sono divise in tre sezioni, contribuendo alla compattezza senza intaccare la stabilità grazie al generoso diametro e alle proprietà dei 8 strati di carbonio.

Recensione Rollei cavalletto in carbonio Beta Rock Solid

Gli anelli hanno due linguette che si stringono ruotando e bloccano lo scorrimento. Questo sistema funziona bene ed è facile da smontare e pulire nel caso dello sporco, soprattutto spiaggia, finisca tra le parti in movimento. Un paio di o-ring sarebbero stati utili, ma non si tratta di un grosso difetto considerando la facilità nello smontaggio e pulizia.

Dimensioni treppiede Rollei Rock Solid Beta

Il Rollei Rock Solid Beta ha tutte le caratteristiche per essere un ottimo compagno di viaggio per i più esigenti in stabilità, altezza e robustezza ma con una certa attenzione al peso e compattezza. Il peso di 1.72 Kg è molto contenuto, raggiunge un’estensione minima di soli 16 cm senza colonna centrale e ben 165 cm con la colonna centrale alzata. Da chiuso misura solo 51 cm. Come in tutti i cavalletti la colonna centrale è da evitare se possibile, soprattutto in presenza di vento, ma ho trovato quella del Rollei Rock Solid molto stabile, grazie al generoso diametro. Il carico massimo consigliato è di ben 22 Kg, ovviamente questo dipende anche dalla testa che decidiamo di montare.

Test in viaggio e sul campo

Il treppiede di una nota casa costruttrice italiana che utilizzavo precedentemente era diviso in due sezioni, questo lo rendeveva decisamente stabile anche grazie al peso generoso ma era necessario trasportarlo con un valigia di grandi dimensioni. Il Rollei Rock solid Beta, invece, riesce ad essere ugualmente stabile ma decisamente più trasportabile grazie alle 3 sezioni in cui sono suddivise le gambe.

Recensione Rollei Rock Solid Beta

Ho provato questo cavalletto per oltre 6 mesi, in modo da testarlo in diversi ambienti, come spiagge, scogliere, paludi e in ambienti generalmente molto umidi e con aria salmastra. Devo dire di essere molto pigro nella cura del cavalletto e averlo lavato a fondo solo una volta, nonostante tutto ad oggi non è possibile notare nessun tipo di corrosione o grippaggio dei sistemi di chiusura. Viaggiando molto in aereo e percorrendo diversi tratti a piedi per raggiungere i luoghi di scatto ho trovato estremamente comodo il peso contenuto e le dimensioni ridotte del Rollei Rock Solid Beta.

Conclusione

Considerate le ottime caratteristiche e performance del prodotto non posso che consigliarlo sia al fotografo amatore evoluto che al professionista in cerca di un prodotto affidabile, duraturo e dalla qualità indiscutibile. Il prezzo non è certo economico ma la qualità è decisamente elevata, quindi il rapporto qualità prezzo è adeguato. Ulteriori informazioni sul sito ufficiale di Rollei.

Cavalletto in carbonio Rollei Rock Solid